Riflessioni strane sulla violenza sulle donne

Oggi, leggendo questo post qua, mi è capitato di rifletterci.
Non che questo argomento non mi abbia mai toccato o che mi serva un post per rifletterci, ma ora che ho due figlie femmine, cerco di non pensare ai futuri scenari che si prospettano insistentemente ai miei occhi.
Premesso che per me la violenza fisica e non, sono sullo stesso piano, con la differenza che, quella fisica, puoi benissimo dimostrarla e denunciarla mentre quella verbale e psicologica no; premesso che anche che noi donne, spesso e volentieri, ci lasciamo andare a forme di violenza velata, mi è venuta una tristezza interiore assurda.



Le mie bimbe dovranno affrontare tante cose.
Anche io a mio tempo ne ho affrontate e, nonostante tutto, sono stata più o meno fortunata.
Prendendo spunto dal post che ho letto, per esempio, basta pensare alla differenza di pensiero sui peli superflui ed io, che ho nuotato tanti anni, mi ci sono sempre scontrata a tal punto di dovermi radere con la lametta fin da quando avevo 16 anni per poter andare a fare allenamenti e gare senza vergogna.
Per non parlare del pudore che si doveva tenere nel periodo di mestruazioni, erano innominabili e per evitare che si notassero, siccome da "piccole"  non usavamo assorbenti interni per paura di (non so cosa), il segreto era stare in acqua il più possibile e ridurre al minimo le uscite e, se qualche "maschio" si accorgeva del fattaccio, diventavi la zimbella del momento.
A Cesena ho dovuto incominciare a ragionare e a parlare sguaiata come un maschio, non che fosse obbligatorio, ma se volevo una tacita accettazione della mia persona, dovevo scendere al loro livello.
A Bologna non mi sentivo sicura ad uscire se non con una nutrita compagnia di persone o al massimo con un uomo, ma da sola, mai, assolutamente mai.
Li noti certi sguardi, quasi che ti spogliano con gli occhi, anche se indossi la mise più neutra di questo mondo e poi gli apprezzamenti che quasi suonano come una minaccia o quei finti inciampi nei punti sbagliati.
Dopo un anno ero già tornata a casa.
Tutt'ora, volente o nolente, ne subisco.
Che per un uomo, ma anche per una donna, alcuni comportamenti sono assodati e ritenuti normali, non ci si pensa che in realtà non siamo obbligate a subire certe cose, ma il più del volte, in realtà si cerca di soprassedere per non creare confusione.
Per esempio col mio ritorno al lavoro, ma anche prima di andare in maternità, sono soggetta ad attenzioni e complimenti non richiesti, che non gradisco (e non è la stessa persona prima e dopo) e nonostante tutto, l'altro non comprende il mio fastidio, non accetta che io non accetti un complimento.
Nell'era digitale ho la fortuna di bloccare certe cose prima che scaturiscano in altro e così ho fatto e spero di aver risolto il problema, ma già il fatto di dover fare un'azione per poter star bene, è comunque una limitazione al mio essere.
Anche solo l'aver paura di esprimere un pensiero o una parola, anch'essa nasconde violenza.
Anche il fatto che noi stesse chiamiamo "Troia" una ragazza che, magari, si fa notare.
L'altra sera, in compagnia di amici, si parlava della cameriera che era un po' "puttana", per carità io non la conosco, ma questo termine è usato un po' troppo a sproposito, alle volte si usa perché chi lo dice è gelosa o invidiosa dell'altra e cerca di screditarla in quel modo lì; altre volte si usa perché i comportamenti dell'una sono un po' troppo sopra le righe, altre volte perché magari, in gioventù, si sia divertita.
Fatto sta che se la cameriera, fosse stato un cameriere, probabilmente non avrebbe avuto tutta questa attenzione e, anche se fosse stato un "puttano", l'appellativo che avrei sentito usare è "quello è stato un grande da giovane"!
Io mi ci fermerei a riflettere un pochino su queste cose, mi auguro che le mie figlie non debbano mai fare certe esperienze ma che, se dovessero, le facciano consapevoli del fatto che la violenza va punita sempre.
Qui ritorna il discorso del bimbo che da uno schiaffo alla bimba e la mamma sdrammatizza con "si vede che ti vuole bene eh!"
Non esiste proprio, l'educazione passa in primis da noi genitori!


Commenti

  1. Si posso capire cosa dici. Io ho anche un figlio maschio e sicuramente quello che gli insegnerò è rispettare le donne, dare loro la valenza che meritano e non sminuirle in quanto donne.
    E insegnerò a Giulia che può dire NO e pretendere che sia un NO, a non subire angherie per paura di ... non so cosa.
    Io ho subito molto...ma ho sempre cercato di mettere le persone al loro posto. Purtroppo sul lavoro lòa cosa più difficile è la carriera. Non sarai mai abbastanza...
    Un giorno, parlando con una del personale le ho detto "vuoi dirmi che se facciamo un'estrazioen da sistema paghe e facciamo un calcolo dello stipendio medio per età aziendale il valore è lo stesso per uomini e donne?" è stata zitta... e niente, così è. Possiamo cambiare le cose, ognuno di noi nel suo piccolo...ma sarà una cosa davvero lentissima....

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  2. Sul lavoro è così, se non peggio! Una mia collega che è manager ha spiegato ad un gruppo di persone una cosa, uno di questi ha chiesto spiegazioni, il collega di lei l'ha rispiegato allo stesso modo. Improvvisamente era chiaro a tutti. Lui si gira verso di lei e le dice "non sei credibile" (scherzando).
    Purtroppo però è così, noi donne, se vogliamo essere al pari di un uomo, dobbiamo lavorare il doppio. Io l'ho notato nel mio piccolo, ogni mia risposta viene ascoltata ma poi confutata e confrontata con quella del mio collega.. Non è sminuire, questo?
    Nia: anche e soprattutto ESEMPIO! ci siamo capite...

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  3. Cavoli se hai ragione. A me spaventa questo mondo così indietro per certi versi dove ancora sottolinea uomo donna e non persone l'esempio conta è si parte da casa da come ci si tratta e ci si risponde e ci vuole collaborazione

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  4. I complimenti del tuo collega non sono graditi in quanto non accettabili a priori o perchè sono eccessivi, invadenti... (da uomo, perdonami, pensavo che i complimenti, garbati nella forma, risultassero graditi).

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  5. Il commento di prima era una domanda (ho dimenticato il punto di ?) :-)

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  6. PNV: i complimenti di per se non hanno niente di malvagio, il problema è proprio che sono eccessivi e invadenti, un esempio è che si parlava della mensa un giorno e dei turni di lavoro un altro e questo ad ogni fine frase ci infila un "sei bellissima" che, oh, a me fa venire i brividi di ribrezzo ogni santa volta. Un "sei bellissima" ci può stare se stiamo parlando del fatto che non mi sento più come un tempo, che mi vedo imbruttita, insomma ci sta se inerente al discorso, ma se, ogni volta, ci infili un complimento non richiesto, un invito velato, un provarci di continuo, nonostante ti abbia fatto capire che non c'è trippa per gatti, basta!

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