La mia vacanza in ospedale con lieto fine

Come già detto sono entrata in ospedale a Rimini il 26 di aprile, ricoverata perché già dilatata di 2 cm e con l'utero che sembrava avesse  voglia di sfornare da un momento all'altro.
Sono stata benone, quasi fosse una vacanza, non avevo cure, flebo o prelievi da fare ma soltanto rimanere in osservazione; l'unica roba "brutta" era un robo infilato in vena per ogni evenienza.
Non solo: la cosa positiva è che finalmente non potevo ingozzarmi più come avevo sempre fatto ed ho incominciato a seguire una dieta equilibrata, poi purtroppo la scoperta della flebite con tanto di punturine maledette di eparina ma, tutto sommato, sopportabili o almeno così pensavo.
Passati 4 giorni non ne potevo più, avevo le braccia martoriate da quelle punture e ho incominciato a maturare l'idea che o partorivo o mi sarei lasciata morire di eparina (leggere questa frase in maniera melodrammatica con mano sulla fronte).
La notte tra il 9 e il 10 maggio, la mia compagna di stanza chiama l'infermiera per il suo solito mal di testa ed io ne approfitto per dirle che ho dei dolorini alla schiena e nel basso ventre ma assolutamente sopportabili. L'infermiera (ovviamente una super pesarese che si è presa a cuore il mio caso) mi ha comunque mandato a fare un tracciato di sicurezza.
In pratica sono entrata in sala parto per fare questo esame e sembrava che nulla andasse bene, mi hanno ingozzato di roba dolce perché sembrava che il cuore di una delle bimbe non rispondesse troppo ai canoni standard; poi dopo quattro ore la cosa si è normalizzata mi hanno rimandato in camera.
Nel giro visita della mattina, grazie a Dio, al cielo e a tutti i santi in paradiso, c'era il primario che mi ha chiesto se fosse tutto ok, io gli ho spiegato cosa era successo questa notte (con difficoltà visto che nemmeno io sapevo bene la storia) e lui, un po' allarmato si è fatto portare l'ecografo in camera, ha chiamato la sala parto per l'ennesimo tracciato e mi ci ha spedito giù di nuovo.
In men che non si dica ha preso una decisione: anziché farmi aspettare la 35-esima settimana me le avrebbe fatte fare al momento, spiegandomi che era incominciata da qualche giorno la sindrome del trasferimento feto fetale ed entrambe le bimbe erano in sofferenza.
E così.. è partita la mia avventura: alle ore 13.30 mi hanno inserito il catetere dell'epidurale, alle 14.30 mi hanno rotto le acque, il tempo di sentire 3-4 contrazioni, mi misurano ed ero già dilatata di 8 cm, dopodiché mi hanno cambiato sala, mi hanno sparato un po' di analgesia, mi hanno stimolato con l'ossitocina e sono partite le spinte.
A dire il vero non capivo bene quando spingere, non distinguevo le contrazioni per poi scoprire che lo stimolo di fare la cacca erano esse stesse le contrazioni e così.. appena sentivo il bisogno di andare al bagno, cercavo di fare almeno tre spinte.
Fra una e l'altra ridevo e scherzavo con Marco e le ostetriche e, per il momento, ancora niente dolore; poi un lieve bruciore e mi han detto che era semplicemente la testina che faceva capolino.. un'altra spinta e.. alle 16.36 è nata Ilaria.
Da qui le cose sono un po' precipitate; mentre Ilaria usciva, Sofia da cefalica che era si è messa trasversa e così, il primario che era lì per scrupolo è entrato al volo in sala parto senza nemmeno infilarsi il camice, ha messo i guanti e si è venuto a prendere Sofia da dentro il mio utero, la sensazione è stata strana: avere mano e avambraccio di un uomo che ti ravana l'utero per cercare di girare la bimba non è il massimo ma, ancora, niente dolore. Dopo un paio di tentativi ha deciso di intervenire e di afferrarla per un piede e tirarla giù podalica.
Io non so quanto abbia tirato quel piedino, ma dal racconto di Marco, presumo tantissimo e così alle 16.45 è nata anche Sofia.
Infine, qualcuno ha deciso che non doveva finire tutto così velocemente, quindi dopo 20 minuti di massaggi, la placenta non si era ancora staccata e così, dopo una bella pompata di epidurale vera e propria (quella che paralizza gambe e pancia, per intenderci) mi hanno strappato la placenta.
Di quella manovra ricordo poco perché ho subito perso un sacco di sangue e difficilmente tenevo gli occhi aperti ed ero anche poco vigile; so solo che alla fine di tutto ero con un baloon gonfiato all'interno dell'utero per arginare l'emorragia tramite la pressione del palloncino stesso, due metri di garza proprio là, il catetere e un drenaggio di sangue.
Non ancora contenta di averle passate tutte mi è venuta pure una febbrona da cavallo, sintomo di un'infezione e così via di aghi ovunque e di flebo in ogni buco.
In pratica sarei dovuta uscire dalla sala parto alle 18.30 (16.45 + 2 ore di osservazione) e invece ne sono uscita intorno alle 23.
Marco è stato bravissimo, ha placato tutte le ansie dei parenti non raccontando nulla, dicendo soltanto che avevo perso un po' di sangue e che  mi avrebbero tenuto un po' più del dovuto.
Poi il primario è andato a complimentarsi con nonni e suoceri e, a quel punto, Marco ha raccontato un po' come stavano le cose.
Il giorno dopo, sempre il primario, è venuto a raccontarmi qualcosa sul mio parto e poi mi ha rimosso il baloon e la garza (mio Dio che dolore la garza) e mi sono alzata dopo poche ore per fare la prima pipì senza catetere.
Poi è stato un crescendo e mi sono subito ripresa.
Le bimbe sono state per poco in terapia intensiva e mai in incubatrice e dopo qualche giorno la più grande me l'hanno portata in camera e il giorno dopo anche la piccina, così ho subito dovuto prendere la mano con le due bestioline.

Ora siamo a casa, c'è papà che ci aiuta, ma entrambi abbiamo già provato a farcela anche da soli sia per la pappa che per i cambi. Ormai sembriamo macchine da guerra.
Inutile dire che i costi sono lievitati ma quando fanno quei sorrisoni, sciolgono ogni dubbio.

Ah.. e per il momento ancora si dorme!

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