Problemi maternità

Della serie "amo lamentarmi e, cazzo, ho ragione!", ecco uno spunto tratto da bebeblog.

Al secondo posto nella triste classifica delle cose che ci hanno colte del tutto impreparate, c'è la solitudine. C'è poco da fare: generalmente si partorisce, il papà torna al lavoro, la mamma passa mesi da sola col bambino. Il padre può collaborare, anche in modo determinante, ma la maggior parte del lavoro tocca a noi. Se si è sole, lontane dalla famiglia, la situazione peggiora in modo esponenziale. Dieci ore di fila con un bambino possono essere davvero dure: la stanchezza non è semplicemente fisica, quella ce l'aspettavamo tutte, ma è soprattutto mentale. Si è totalmente responsabili della nuova vita, fin dalle esigenze più elementari: pulizia, cibo, nanna. Non ci si può distrarre un secondo, ma gli occhi si chiudono, il cervello è come se si spegnesse, e la voce a un certo punto non esce più, perché parlate, parlate, ma con qualcuno che ancora non vi risponde. È come parlare da sole. Si è sole, e a volte ci si sente completamente alienate dalla realtà. Alle volte mi è capitato di sentirmi letteralmente disperata, soppraffatta al pensiero delle cose che avrei dovuto fare: dalla lavatrice al lavoro da consegnare in tempo, dalla telefonata all'idraulico alla cena. Attacchi di panico perché la bambina non dormiva il pomeriggio, magari, e io non avevo nessuno a cui chiedere di tenermela un'ora, un minuto. Il tempo di finire una cosa, una cosa elementare, quotidiana. Mi sono sentita isolata e senza via d'uscita, in ansia per questioni stupide, stupidissime. Ferma con occhi fissi nel vuoto e la bambina in braccio.
Spesso non ci lamentiamo di questa solitudine, perché una brava mamma non si sente mai sola col suo bambino, il suo bambino è tutto il suo mondo e lei non ha bisogno di niente più. La brava mamma non si lamenta del suo bambino. Stupidaggini. L'unica cosa che può salvarci è parlare, parlare con tutti: con nostra madre, col nostro compagno, col salumiere, con l'amica per strada: "Che fa di bello, tua figlia?" "Rompe le scatole. Non mi fa dormire. Non la sopporto più. Adesso prendo il treno, la mollo alle nonne e io dormo per 15 giorni di seguito". E se qualcuno vi chiede "ma chi ti ha costretta, a fare un figlio?", voi aggreditelo, urlate, chiedetegli come si permette. Non tenete sempre davanti agli occhi quelle immagini di Madonne con bambino, quegli esseri celesti e col sorriso beato che tutti vorrebbero stampare sui nostri volti. Non abbiate paura di essere giudicate male, non pensate di essere snaturate, disamorate, né che tutte le altre madri siano migliori di voi. Perché non siete cattive madri: siete madri normali. E le madri normali ogni tanto non sopportano i figli, e vorrebbero dormire, vorrebbero avere un'ora in più per se stesse, vorrebbero avere il pavimento pulito per 24 ore di seguito. Non fingete di essere supermamme: le supermamme a un certo punto possono esplodere, ed esplodono tragicamente, mostruosamente. Voi cercate di fare piccole esplosioni controllate ogni giorno. Proteggete i vostri bambini: ogni tanto, mandateli a quel paese.

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