Coperta

Serenità: questa parola  mi perseguita dall'estate del 2009 circa.
La inseguo da un po' e speravo che fosse più semplice raggiungerla forte del fatto che facendomi aiutare sarebbe stato tutto un po' più in discesa.
Non è così.
Ieri, però, è successa una cosa: a fine turno ha suonato alla porta una persona infreddolita con un cagnolone ci chiedeva una coperta per poter passare la notte.
E' un senza tetto e non poteva entrare alla città della gioia perché il suo amico a quattro zampe non poteva entrare.
Ci stava chiedendo una semplice coperta: aveva freddo e vivere in tenda sulle sponde di un fiume, di questi tempi, non dev'essere una passeggiata. Coperte dovevano essercene un casino e invece non ce n'erano perché i soliti furbetti (e sì scusate se cado nel razzismo) le han chieste a tutti i volontari di turno (ovviamente sempre diversi) e se le sono intascate, alla fine una ce n'era ma di quelle che si tengono sui piedi quando si è sul divano con il riscaldamento acceso.
Questa notte non ho dormito, per la prima volta ho pregato per qualcun'altro (non che non lo faccia mai, ma l'ho fatto col cuore), ho pensato che sto perdendo un sacco di tempo a cercare qualcosa dentro di me: serenità, felicità, ...tà, ...tà tutte cagate. Una coperta..
Mi sono addormentata col pensiero che quella notte lui e il suo amico a quattro zampe si siano addormentati vicini e ranicchiati sotto quella coperta; mi sono risvegliata con l'angoscia che se quella coperta si fosse bagnata non avrebbero più avuto nemmeno quella.

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