I love smart working

Che amo lavorare da casa l'ho già detto?
Che mi sento molto fortunata ad avere lo smart working vista la nostra situazione familiare in bilico? Ho detto pure questo?
Mi mancano i miei colleghi? Si chiaramente.. nel senso che alla fine sono una famiglia allargata pure loro, in fondo ci trascorrevo gran parte della mia giornata là dentro con loro.
Però devo anche ammettere che l'andare al lavoro, per me, è sempre stato uno stacco dalla vita quotidiana, una sorta di valvola di sfogo come poteva essere lo sport.


Gli umori a casa, purtroppo, non erano dei migliori e per entrambi andare in un posto diverso da casa era una sorta di sollievo.
Poi le cose non sono andate come sarebbero dovute e ho rivalutato lo stare in famiglia, ho ripreso un rapporto molto più consapevole coi miei genitori, li ho visti sotto un'altra ottica: fragili, pieni di amore e umani!
Ho capito che siamo tutti essere umani che sbagliano, tutti. Per carità, arrivarci alla soglia dei 40 non è brillare d'ingegno, ma.. meglio tardi che mai.
Ho rivisto con occhi migliori gli errori di mio padre, quelli di mia madre e anche i nostri come famiglia, c'erano divergenze incolmabili, non ci siamo mai scelti di proposito ma ci siamo "capitati" e questo non ha votato per nulla a nostro favore, nonostante ci fossimo messi d'impegno.
Ormai comunque i giochi sono fatti ed è tardi per stare a pensare che cosa sarebbe stato meglio fare, ma nel famoso lock-down ho avuto tanto, troppo tempo per riflettere.
Ho avuto tre giorni infernali e lì, l'illuminazione! 
Che bisogna cercare di essere felici qualsiasi sia la nostra condizione e quando non lo si è, bisogna chiedere, parlare, pretendere, discutere, litigare, urlare... ma bisogna fare in modo che si torni ad essere felici, perché la vita è una sola e tenersi le cose dentro non è assolutamente cosa buona, buttarsele alle spalle sì!
Ed ho rivalutato anche il lavoro, come un "semplice" incarico da svolgere quotidianamente (come cucinare, per esempio) per poter vivere serenamente, non come un diversivo per staccare la testa dai problemi.
Vedendolo così e aggiungendoci pure il telelavoro, ho raggiunto l'estasi perché lavoro in piena solitudine a casa ma sono sempre pronta a qualsiasi esigenza familiare, gestisco il mio tempo e riesco a gestire la casa, faccio pausa caffè caricando la lavatrice o sistemando la cucina.
Ed è bello poter dire che attualmente non posso chiedere di più! Sono finalmente riconoscente di quel che ho! 

Commenti

  1. Ma pure te hai un micro pc da lavoro... Lenovo per caso? Col mio inizio a soffrire lo schermo piccolo, ma dato che lavoro in sala da pranzo non mi va di aggiungere un monitor (quello del mio ufficio è lucchettato e inamovibile). Soffro anche la scomodità della sedia e detesto cucinare, ma devo dire che mi piace starmene a casa.
    Certe lezioni si imparano a caro prezzo purtroppo, ma saperne fare tesoro non è cosa da tutti. Brava, io sono ancora lontana dall'obiettivo :(
    Spero che lo smart working prenda molto più piede, anche dopo la fine dell'emergenza. I suoi vantaggi ormai sono noti ovunque...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No no il mio portatile è nella norma, credo un 15 se non un 17 pollici, è il secondo monitor che è assolutamente enorme e comodissimo (21.5 pollici). Lavoro dalla stanza delle bambine mentre sono a scuola e la sedia non è affatto male (è da ufficio ma senza braccioli). Il problema dello smart working è nel dover riporre fiducia incondizionata nel lavoratore e trovare dei misuratori efficaci per gli obiettivi impostati ma entrambe le cose sono veramente complicate.

      Elimina
  2. In questa stagione lo smart working mi manderebbe in depressione. Con i nuovi orari scolastici scolastici però sto in ufficio sette ore invece che 8-9 e mi pare una pacchia. Vediamo i lati positivi

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Pensavo fosse una sorta di morte cerebrale.. invece no è solo una morte fisica contando che ho preso 5 kg! Per il resto giova a tutto soprattutto al portafoglio e ai nervi!

      Elimina

Posta un commento