Di quella volta che..

E' iniziato Sanremo ma come ogni anno a questa parte a me frega praticamente nulla se non fosse che in questo momento così delicato, non lo ritenevo poi così necessario.
Danilo dice che è uno spettacolo come può esserlo il Grande Fratello, certo può essere ma infatti non soffro nemmeno il GF, dev'essere un limite mio!
A parte l'incipit che non centra nulla col post, ieri mi è capitato di avere un po' di pensieri di tutti i tipi e il primo è di quella volta che ho deciso di andarmene da casa mia per andare ad abitare in un monolocale d'albergo in riva al mare a Pesaro.
Ricordo lo smarrimento che avevo in quel periodo, ricordo il malessere, ricordo che avevo anche una persona accanto che tentava sempre di farmi ragionare, è sempre stato un po' il mio grillo parlante e, come tale, è sempre stato preso a scarpate in faccia, tutt'ora è lì che ci prova a farmi tornare il senno ma non nutre più tante speranze. 
E' il periodo che poi ho conosciuto Marco, probabilmente non ero pronta mentalmente, ero lì in quel monolocale col mio cane per ritrovare me stessa e i miei spazi ma tanto cercavo di fare, tanto fuggivo da me stessa, non sono mai stata bene in mia compagnia e quello forse è l'errore che mi sono trascinata dietro troppo a lungo.
Dimagrendo e piacendomi allo specchio pensavo di aver risolto il problema, ma lo avevo semplicemente nascosto.
Probabilmente in quel periodo nemmeno Marco era pronto per la storia che sarebbe diventata, anche lui sembrava uscisse da una relazione lunga (in realtà ci stava ancora ma cosa non si racconta...). La cosa strana in tutto ciò che anche questa volta, come con Danilo, l'incontro è stato assolutamente fortuito: ci siamo conosciuti ad una cena di "perfetti sconosciuti" dove, ogni persona invitata, ne invitava una a sua volta che non necessariamente doveva conoscere le altre. 
In quella cena, fatta a Baia Flaminia, io conoscevo soltanto 3 persone delle 20 presenti.
E niente, quindi pensavo al caso, pensavo ai casini che può combinare, agli intrecci della vita delle persone, a come si è destinati in un certo qual modo.


Ho ripensato anche a quella volta che ho scoperto qualche altarino di troppo di Marco, durante il mio periodo di baby blues della gravidanza, in questo caso le nostre strade avrebbero potuto interrompersi e chissà se lo "sliding door" avrebbe portato ad una conseguenza migliore per tutti. 
Ho ripensato a tutte quelle volte che ci siamo detti che se non ci fossero state le bambine non saremmo più stati insieme (diciamo che le parole erano "saresti andata a calci in culo fuori casa") ma cerchiamo di non essere troppo polemici.. probabilmente anche in quel caso la vita sarebbe stata meno crudele?
Non lo so!
Ripenso pure a tutte quelle volte che forse sarebbe bastato stringersi un po' di più per superare i momenti bui e di sconforto, ma che a causa di una vita frenetica, di incomprensioni, di dubbi, paure, impegni ci siamo dimenticati di ricordare che anche soltanto un abbraccio avrebbe potuto rischiarare il cielo. 
Ma ormai il dado è tratto e non so quanto senso abbia porsi certi quesiti, penso anche che non riusciremo mai a scacciare il tarlo, penso che non riusciremo mai a perdonarci completamente, penso che in questi casi, quando una persona cara decide di non esserci più nella nostra vita, i sopravvissuti non riescano più a vivere al 100% delle proprie facoltà, penso che non riusciremo mai a non chiederci "e se..".
Infine dopo i mille pensieri negativi che mi prendono soprattutto in fase di ciclo e pre-ciclo, nessuno può togliermi dalla testa che sì lo stare male e la depressione ma che ci vuole anche un pizzico di egoismo per andarsene così e sparire dalla scena. 
Il benessere di pensare "da domani finalmente starò bene e non ci sarò più", ma non l'altruismo di pensare "chissà però la mia famiglia, se tenessi duro forse..".


Mi aggrappo a questo pensiero, a questa piccola fiammella di rabbia che alimenta le mie giornate e che mi hanno permesso di stare "su" anche in momenti impensabili e che, grazie al mio stato d'animo, ho potuto aiutare ad alleggerire gli animi alle mie figlie. 
Da una parte vorrei non pensarlo come un atto egoistico e perdonare, ma dall'altro se mi venisse a mancare questo pensiero, non so dove potrei sprofondare.
Anche in questo caso il fato o il destino di pensarla in un modo o nell'altro mi sta aiutando a sostenere anche questa difficoltà, ho paura del momento in cui le mie figlie incominceranno a ragionare non più nel "qui e ora", ma da grandi perché temo che si porranno delle domande difficilmente sostenibili e alle quali nessuno potrà dar loro la risposta.

Commenti

  1. Non anticiperei le future domande delle bimbe che, prima di porle (se lo faranno) avranno modo di giudicare quello che la loro mamma ha fatto per loro in tutti questi anni (e che continuerà a fare) ;-)

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    1. Si ma sto preparando il mio cervello al fatto che l'adolescenza è una brutta bestia e che, nel nostro caso, potrebbe essere un po' peggio delle altre.. La mia è stata terribile :D

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  2. Credo che la rabbia sia l'emozione che sicuramente proverei anche io perchè condivido il pensiero che chi fa questo tipo di gesto sia un grande egoista. I "e se..." non credo se ne andranno mai e le bimbe.. le bimbe prima o poi dovranno fare i conti con la realtà, ma avranno una mamma con le spalle belle larghe pronta a non mollare.

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    1. Non mollerò.. mi preparo psicologicamente in anticipo.. Ansia è il mio secondo nome!

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  3. Sono estranea alla faccenda e anche nemmeno ho commentato qui in passato.
    Mi sento di dire che la penso come te. Al posto tuo sentirei anche io rabbia per certi atteggiamenti passati. Inoltre, da genitore, mi sento in dovere di esserci per i miei figli (in fondo, non mi hanno mai chiesto di essere messi al mondo). Anche nei casi in cui l'evento non è stato pianificato, un genitore ha il dovere di esserci.
    Quindi capisco quando parli di atto egoistico. Penserei lo stesso. Per me, i miei figli meritano il mio tempo, impegno e sacrificio.

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    1. Non vorrei essere "troppo" fraintesa, nel senso che se una persona arriva a fare quel gesto, comunque di fondo c'è tanto buio nell'animo, tanta disperazione e tanta depressione quindi probabilmente per "noi comuni mortali" è difficile comprendere a fondo cosa significhi, ma probabilmente questo concetto, quello dell'egoismo, è quello che mi permette di andare avanti piuttosto serenamente, quindi mi ci aggrappo fortemente e proseguo per la mia strada!

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