Terzo anniversario

Ricorreva tre giorni fa il terzo anniversario della scomparsa di Marco. Come ogni anno rivivo le giornate che precedono la tragedia e fatico assai ad essere lucida.
Oggi parlavo con Danilo di questa cosa e gli spiegavo che non è semplice, perché ogni volta che rivivi le giornate rischi di modificarle magari ricordando qualcosa di sbagliato o semplicemente aggiustando ciò che non era andato come avremmo voluto.
Non solo ma se non si mantiene il punto si rischia pure di farsi travolgere dai rimpianti, da ciò che avresti potuto fare, ciò che avresti potuto dire, ciò che non hai fatto, ciò che non sei riuscito a capire ma che, col senno di poi, era così chiaro..
Così facendo si rischia di cadere in una spirale senza fondo per qualcosa che, di fatto, non ha veramente senso.
Non sto dicendo che il fatto che sia morto non ha più senso o che, passati tre anni, dobbiamo fregarcene, sto dicendo che la mente umana è perfida e ci permette di ricordare soltanto le cose belle e mai le difficoltà che in quel momento stavamo vivendo, difficoltà che magari in quell'istante non ci hanno permesso di agire in un determinato modo. 
Non solo ma, lasciandoci trascinare da questo turbinio di ricordi, si rischia veramente di perdere il filo e non rimanere fermi sul fatto che è andata così e nessuno può più farci niente perché col senno di poi è sempre tutto più facile.
Quest'anno è stata particolarmente dura perché gli attriti che c'erano tra me e Marco, i vari dissapori, gli screzi o i torti subiti e fatti, si sono ormai dissolti nel tempo e quindi non posso nemmeno più aggrapparmi alla delusione o alla rabbia del gesto stesso che ha compiuto lasciandoci completamente sole ed esposte alla tragedia.
E' maledettamente dura sopravvivere ad un fatto del genere.
Le bambine crescono e si fanno sempre più scaltre e si pongono delle domande a cui faccio sempre più fatica rispondere perché spesso una risposta non c'è.
Quest'anno, in più, ho dovuto affrontare la solita visione dei soliti due o tre facce da cazzo (i cosidetti "amici" voltafaccia, salvatori della patria e forieri di consigli e suggerimenti che nessuno ha mai richiesto, salvo poi sparare a zero dietro le spalle) da sola senza più l'appoggio di Veronica che in varie occasioni, pur di esserci a questa ricorrenza, aveva preso anche dei permessi al lavoro.
Mi manchi come l'aria amica mia ma ti ho sentito... quella notte stessa che mi hai tenuta per mano senza dire nulla come a testimoniare che anche questa volta tu eri lì.


Quest'anno è stato triste vedere che dei tanti "amici" di cui si riempivano la bocca di questa parola, brandendola nei miei confronti come una spada minacciosa difendendo la memoria di Marco dall'intruso (Danilo), se ne siano presentati pochissimi e ancor meno lo hanno ricordato.
La vita va avanti ed è giusto così ma è triste vedere come si torni presto a guardare altrove.
Lato mio è meglio così, anche perché quelli che amano definirsi "amici" di fronte ad un saluto (tra l'altro in chiesa durante la commemorazione di Marco) hanno ancora il coraggio di girare la testa dall'altra parte segno di una piccolezza infinita e di un rancore inspiegabile visto che son stati loro a girarmi le spalle.
Noi papi si va avanti o per lo meno ci si prova, abbiamo un sacco di difficoltà e anche di incomprensioni, ci sono parecchie parole non dette, mi sento incatenata in questo posto mentre vorrei essere lontana anni luce da qui, ogni giorno che passa è una corsa al massacro tra spese, bollette, imprevisti, ecc.. non so per quanto ancora durerà questa situazione ma anziché migliorare il mondo sembra andare sempre peggio.
Si va avanti lo stesso, le bimbe meritano di essere spensierate e di godersi la loro infanzia, hanno ripreso finalmente a fare sport e le vedo più sicure di sé, il lavoro da fare su di loro è tanto e alle volte non far pesare il proprio dolore è faticosissimo.

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